E’ stato questo il tema portante attorno al quale la dott.ssa Luisa Saffiotti - psicologa americana, nota per la sua conoscenza e dedizione alla vita consacrata - ha sviluppato le sue relazioni; lo scopo: favorire la riflessione su alcuni aspetti imprescindibili della formazione.
Come persone consacrate, siamo chiamate ad essere cristiane pienamente vive, a puntare alla santità, che è carità, e piena realizzazione della persona. Per raggiungere tali obiettivi occorre in primo luogo aiutare la “formanda” a superare divisioni e rotture interiori.

Per formare occorre formarsi, insegnare a sapersi formare e a lasciarsi formare. Da qui l’importanza che la formatrice stessa coltivi dentro di sé una serie di atteggiamenti. Tra questi la disponibilità ad avere uno sguardo continuo sulla propria storia personale e a conoscere se stessa nei suoi lati positivi e negativi. La nostra persona è lo strumento attraverso il quale noi comunichiamo: esplorarlo nella sua completezza diventa importante per poterlo bene utilizzare, proprio al fine di una formazione incisiva.

La nostra è peraltro l’unica religione che ci fa contemplare un Dio “relazione”. A noi assegna il compito di educare alla relazionalità. Secondo gli esperti, solo il 7% viene comunicato verbalmente, perciò diventa importante il “come” viviamo quello che noi proponiamo. Essere donne ricche di misericordia, capaci di riconoscere umilmente i propri errori, tese ad evitare rigidità e nello stesso tempo mollezze o attaccamenti ad un proprio schema, sensibili alle dinamiche di chi viene da altre culture: ecco alcuni aspetti che la formatrice deve cercare di tenere sempre presenti in un cammino formativo. Dare esempio di essere una persona plasmabile, continuamente in cammino, può maggiormente favorire nella formanda un atteggiamento d’apertura e di generosità personale, senza il quale ogni tentativo di formazione rimane sterile.

Assuefare la giovane a spazi contemplativi di silenzio significa porre le basi per la costruzione del proprio io come “essere” e non come “fare”.

Formare alla consapevolezza di sé, ad una sana intimità con il Signore, ad una spiritualità integrata – che esige una direzione spirituale regolare e la frequenza costante ai sacramenti - sono altri elementi che aiutano lo sviluppo di personalità mature ed equilibrate.

Se nella formazione questi fattori vengono sottovalutati, rischiano in futuro di creare problemi, condizionamenti e chiusure. Si pensi, ad esempio, alle dinamiche di potere: potere del ruolo, della forza fisica, potere culturale, ai rapporti difficili tra formatrice e superiori che potrebbero mettere in questione la coerenza del messaggio, ai confini poco chiari nei ruoli di formatrici e di altre persone che collaborano o hanno contatto con la formazione, alla immaturità della persona in formazione; siamo in un contesto sociale che favorisce l’immaturità: dipendenza eccessiva, paura di sbagliare, atteggiamenti di ribellione, di provocazione, labilità emotiva, forte necessità di avere gratificazioni immediate, influenzabilità, disturbi di personalità.
L’articolarsi di questa interessante argomentazione, propostaci dalla dott.sa Saffiotti, ha poi trovato spazio in una condivisione di gruppo, in cui si è riconosciuto che formare è un’arte delicata e difficile, da compiere umilmente, nella fiducia che il vero formatore di personalità nuove e pienamente integrate è lo Spirito Santo. A noi spetta solo essere strumenti docili, attente a far emergere dalla tessitura dei diversi fili quel disegno che Dio ha tracciato nella vita di ciascuno.