Milano – Collegio di via Quadronno
20-21 novembre 2008
1° Convegno di Formazione dei Consigli di Presidenza

Come un carisma identifica la scuola

“Non dubitare mai che un piccolo gruppo di persone convinte ed impegnate non possa cambiare il mondo. Infatti sono le uniche ad averlo fatto” M. Mead

Pubblichiamo gli interventi di Madre Maria Angela Agostoni,
Suor Elsa Antoniazzi e del prof. Guido Gili e qualche foto del convegno.

Intervento di Madre Maria Angela

Ancora una volta siamo qui per dirci che educare è un atto creativo, è chiamare alla vita per far accettare e amare la vita. Educare è dare all’educando il suo nome cioè il senso della sua vita, è fargli scoprire chi è; è farsi prossimo dell’educando, è partecipare alla sua vita, condividerla con saggia complicità, spesso con compassione, è vivere insieme a lui le gioie e le sofferenze, è prima e soprattutto essere appassionati di umanità.

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Rileggiamo le parole con cui il Beato Biraghi evoca il motivo che lo spinse a fondare la nostra Congregazione: "Provavo gran pena di si grave ed universale guasto di educazione: e con l’aiuto di Dio pensai come si potesse istituire un corpo religioso che unisse il metodo e la scienza voluti dai tempi e dalle leggi scolastiche e insieme lo spirito cristiano, le pratiche evangeliche" (Costituzione delle Suore Marcelline).

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Lo sguardo del Biraghi è dunque lo sguardo di un educatore che ha a cuore l’educando, ma l’educando nel suo contesto storico e sociale. In questo sentiamo tutta la forza del Biraghi come educatore, osserviamo che il suo impegno educativo non si rivolge solo all’educando, ma a tutto quello che lo circonda, la famiglia innanzi tutto e il contesto sociale nel quale la famiglia si colloca.

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[...] lo sguardo del Biraghi sulla società e sulle giovani da istruire, al di là di alcuni tratti legati strettamente alla storia, é sempre attuale. I guasti, con caratteri differenti, si riproducono perché il cuore umano ha delle costanti che mutano nella forma, ma non nel contenuto; direi che si può sempre parlare di “emergenza educativa”. Questo grido ci è pervenuto, in questi ultimi tempi con insistenza: “Emergenza educativa, la sfida irrinunciabile” abbiamo sentito dire in un recente dibattito. L’emergenza educativa vi interpella ci ha detto Benedetto XVI, ugualmente si è espresso il Cardinale Bagnasco. L’anno scorso leggevamo: sorpresa dall’Unesco: “L’emergenza più seria ? Quella educativa”.

Spesso queste domande sfociano in una richiesta di attenzione all’educazione dei piccoli, dei più giovani, ma anche della donna. Per restare nel campo dell’Unesco, che abbiamo appena citato, il cardinal Grocholewsky, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, così ha affermato in quella sede “non è semplicemente questione di dotare i ragazzi di competenze, ma di farne degli uomini”; alla sua voce si è unita la voce di Jafaar Bin Hassan, presidente della conferenza dell’ Unesco , “il cuore delle madri, disse, è il primo libro dei figli”. Queste affermazioni non ci meravigliano, semmai ci sorprende piacevolmente l’attualità dello sguardo educativo di Monsignor Biraghi.

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La cultura che il Fondatore ci chiede di trasmettere deve essere anche la cultura del quotidiano, del vissuto di tutti i giorni, la cultura dei piccoli gesti, la cultura dell’incontro, dell’ascolto, delle relazioni. Questo è il vivere con, questo è il metodo dell’incarnazione come l’ha definito il cardinal Martini.

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Intervento di Sr Elsa Antoniazzi

Una regola dell’ottocento letta nel 2000

"Ogni volta che entra una giovinetta in collegio, immaginatevi che il Signore sottrattala dal mondo la affidi a voi, dicendovi come la figlia del re Faraone alla madre di Mosè consegnandole quel pargoletto sottratto dalle acque del fiume Nilo: Prendi questo fanciullo e allevalo per me, ed io te ne renderò la dovuta mercede (Exodo, cap. II)." dalla Regola del 1853 del Fondatore (pagg 49-50)

Le distanze da percorrere - la fonte biblica: la consegna di Mosé

La lettura del testo evidenzia:

Domande sull'icona biblica

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Intervento del prof. Guido Gili - Università degli Studi del Molise

La credibilità dell’insegnante nell’interazione in classe

Che cosa è la credibilità dell’insegnante? Quali sono le radici, i caratteri, le forme, i segni della sua credibilità? Quali sono gli effetti della credibilità percepita sull’apprendimento e la motivazione degli studenti? Questo saggio, facendo riferimento alla letteratura psicologica e sociologica sull’interazione in classe, sviluppa una riflessione sul ruolo decisivo che la credibilità dell’insegnante gioca nella relazione educativa e formativa. La credibilità dell’insegnante è analizzata, da un lato, nel suo rapporto con i valori e gli scopi dell’insegnante; dall’altro con le opportunità e i vincoli sociali, culturali e organizzativi del sistema scolastico.

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